Il Cellulare ed il suo utilizzo ha invaso le nostre vite. Con Achille Ferrari, psicologo e psicoterapeuta ed amico di Faedesfa, andiamo a vedere il ruolo dello Smartphone nei bambini e negli adolescenti che da sempre sono al centro delle attività della nostra associazione. Il dottor Ferrari ci racconterà alcune insidie che si nascondono dietro ai Social.

“I ragazzi non si separano mai dal proprio smartphone per il quale hanno spessissimo una vera e propria ossessione. Fin da piccoli sono stati abituati a intrattenersi con il cellulare della mamma che glielo metteva nelle mani per farlo stare buono. Non c’è da meravigliarsi che tale dispositivo sia parte integrante della loro vita e lo considerino una cosa importantissima”. Possiamo affermare che tale strumento è quasi un terzo arto sia del figlio sia del genitore: “Tieni acceso il telefono, voglio vedere dove sei, mandami un messaggio quando arrivi, e se non me lo mandi , ti punisco” ecc. In questo modo il telefono non è più visto uno strumento utile, ma non indispensabile, diventa i miei occhi le mie orecchie… diventa strumento che può  dare serenità o toglierla. Lo smartphone ha un nuovo significato e un nuovo valore: è  la mia libertà, ma anche è la mia assicurazione, ma anche è il mio modo per sentirmi sicuro o sicura, ma anche di sentirmi protetto-protetta. Proviamo a pensare alle coppie separate: lo smartphone dà la possibilità ai figli fin all’età di tre anni e a volte anche meno, di essere vicino al genitore lontano, e soprattutto il genitore separato vive l’illusione di essere vicino al figlio, nonostante la lontananza.

Pier Paolo Frigotto nel suo libro “Pericolo Smartphone” pubblicato nel 2017 afferma che “tre adolescenti su quattro ricevono il primo cellulare entro i 12 anni (l’ eta’ media si aggira attorno agli 11). L’80% effettua il primo accesso a internet quando frequenta la scuola primaria, quindi tra i 6 e i 10 anni, mentre il 14% è online già durante la scuola d’infanzia (tra i 4 e i 5 anni). Un adolescente su quattro è sempre connesso, due su dieci non riescono a staccarsi dai social e app, uno su due si connette alla rete più volte al giorno, quattro su cinque, chattano costantemente su whatsapp, uno su cinque si sveglia nel cuore della notte per controllare i nuovi messaggi sullo smartphone, perdendo ore di sonno di nascosto dai genitori.

Postare foto e video di se stessi o in compagnia degli amici è una abitudine costante dei teenager. Così come utilizzare la geolocalizzazione, ad esempio per indicare la scuola frequentata o condividere dati sensibili, quali cognome, nome, numero telefonico e indirizzo di casa. In tutto questo gli adulti sembrano alquanto inconsapevoli della realtà virtuale in cui sono immersi i figli: tre genitori su quattro non conoscono il significato della parola sexting (1) e uno su dieci non sa cosa sia il cyberbullismo (2), però quattro su cinque usano i social per comunicare con i figli, sette su dieci usano whatsapp e uno su quattro soffre a sua volta di vamping (3)”

Quindi, quando raccontiamo di queste modalità di approccio alla realtà, non letteratura, ma comportamenti presenti in mezzo a noi e quindi che ci riguardano da vicino è importante sapere di che fenomeni si tratta.

  1. L’invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o telefono cellulare;
  2. Atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, ecc.);
  3. Quando diventa buio, per molti adolescenti non è arrivata l’ora di dormire, ma il momento giusto per socializzare, rigorosamente nel mondo virtuale. Si chiama Vamping ed è l’ultima ‘moda’ – se così si può definire – che incentiva i giovani a rimanere connessi tutta la notte per navigare tra un social e l’altro.