Parliamo di un tema importante con il dottore Psicoterapeuta Achille Ferrari, amico di Faedesfa, che ci aiuta a comprendere come relazionarci con gli adolescenti e l’uso dei Social e non solo. In questa prima parte viene data un’inquadratura generale, ma sul tema verranno dedicati più momenti del nostro blog. Sono consigli, indicazioni utili che possono aiutarci a capirci e a capire i giovani.

L’obiettivo fondamentale del passaggio adolescenziale è la conquista di autonomia personale in modo da arrivare alla responsabilità dell’età adulta grazie ad una consapevole costruzione della propria identità. Il cambiamento fisico rende necessaria una ristrutturazione dell’immagine del Sé. Le modificazioni psicologiche si raggiungono grazie al pensiero formale prima, e a quello riflessivo poi. Si inizia a usare il concetto di relatività: avere punti di vista diversi. L’acquisizione del senso critico permette di mettere in discussione ciò che in precedenza appariva come assoluto. Ne consegue disorientamento dei genitori rispetto alle contestazioni dei figli. L’adolescente  inizia a vedere il mondo dal proprio punto di vista, e non più da quello dei genitori e degli adulti in genere. Vuole scoprire la realtà e scopre che può  darle una sua lettura. Scoprire che anche per lui o lei vi è un cammino originale e unico della vita può essere un’avventura unica, bellissima, originale, ma anche piena di insidie,  di pericoli, che il più delle volte vengono superati,  a volte si rimane feriti e a volte gli ostacoli in questo percorso possono sembrare insuperabili. Ho cercato di fare questa breve premessa sull’adolescenza prima di entrare nell’argomento vero e proprio di cui andremo a parlare ovvero il rapporto tra le “reti virtuali” identificabili nei vari Social Network e il loro uso da parte degli adolescenti. Tale premessa per comprendere come le reti virtuali di facile uso e facilmente usufruibili siano una risposta quasi naturale alla propria ricerca di originalità. In questo articolo vorrei porre l’attenzione sul pericolo che la “rete virtuale” porta con sé, riconoscerlo, senza demonizzare la rete, è già un modo per affrontarlo.

Il pericolo esiste, è presente, ma non significa che la maggioranza degli adolescenti vi incorra. La maggioranza di essi ha una famiglia attenta alle spalle, ha delle regole morali ormai interiorizzate, aiutano a superare i pericoli, e se incontrati a saperne uscire anche se con difficoltà. Noi adulti dobbiamo vigilare, ma anche dare fiducia imparando ad osservare e poi ascoltare i nostri figli. È solo attraverso l’osservazione e l’ascolto, non solo di quello che dicono, ma anche di quello che provano che possiamo empaticamente comprenderli. Questo non significa controllare.

Molte volte si crede che la paura sia una buona consigliera, e quindi, siccome abbiamo paura che il figlio si perda, controlliamo e il nostro controllo diventa esasperante, e nostro figlio-figlia avrà come unico scopo scappare dal genitore. Allora per l’adolescente non conterà se quella cosa piace o no, se questa scelta è utile o meno, importante che sia un mezzo  per scappare dal controllo degli adulti. Il controllo esasperato dei nostri figli  è frutto della poca fiducia che abbiamo nei loro confronti, della poca fiducia che abbiamo nei nostri confronti,  e allora confondiamo gli obiettivi e crediamo di fare il loro bene e in realtà cerchiamo solo di attenuare la nostra ansia. Se sappiamo essere empatici, se sappiamo ascoltare, se non chiudiamo aprioristicamente la comunicazione, nostro figlio saprà andare  alla scoperta del mondo, ma poi saprà ritornare sicuro di trovare una figura genitoriale che lo ascolta senza pregiudizi.