Come anticipato la scorsa settimana ecco il primo intervento di Achille Ferrari, psicologo e psicoterapeuta rodigino. Al centro di questo racconto, che unisce esperienza sul campo e teoria, il Dottor Ferrari sottolinea come è importante non perdere la percezione della realtà quando una coppia si separa. La prima parte è concentrata sulle reazioni dei genitori. La seconda parte, che pubblicheremo fra sette giorni è invece dedicata al punto di vista dei figli quando mamma e papà pongono fine alla loro storia d’amore.

“Sa dottore, non mi chieda di vedere il padre, quello proprio non lo voglio più vedere!”

“Io preparo mio figlio, gli metto lo zaino sulle spalle con i libri e il cambio, poi lui va in giardino, io chiudo la porta, e lui poverino aspetta quel mostro di suo padre che di solito è sempre in ritardo!!!”

“Io con mio figlio non parlo mai di suo padre, ma quando torna è triste. Cosa crede che suo padre gli voglia bene? Glielo dà ai nonni, si porta il figlio a casa solo per farmi dispetto!”

E ancora: “Sa dottore, la madre non me lo dà il figlio. Basta un po’ di febbre ed ecco che mi manda un messaggio e mi dice di non andare a prenderlo perché è malato. Poi mi manda un altro messaggio per dirmi che il bimbo oggi non vuol venire e che lei non intende forzarlo! Così verrà sempre meno…Ma quando viene da me è contento gioca, si diverte”.

Un’altra madre: “Ma le pare dottore? Dopo che la bimba torna dal padre sta male. Capita che non voglia dormire da sola, sta male. Non posso mandarla dal padre, ci andrà quando sarà più grande. Devo parlare con l’avvocato per trovare un modo perché non vada dal padre! Lui vuole che vada a dormire là perché lo dice il tribunale, non gliene frega niente dei figli”.

Altra situazione: “La madre è una disturbata, fa di tutto per mettermi in cattiva luce. Mio figlio, è furbo, non mi dice niente, provo a chiedere, ma quando parlo di sua madre diventa una tomba….ma lo so… come è lei…ma gliela faccio pagare…vedrà!!!”

Potrei andare avanti per ore nel raccontare come le coppie separate all’interno di una conflittualità molto alta, usano il figlio per aumentare la separazione quasi per chiudere definitivamente la relazione con il partner. Il problema è che molte volte il partner vuole disconoscere la propria storia, non riconosce l’altro genitore. La sua mente pensa: “Siccome non sarai più il mio compagno/a non sei più degno/a di essere il genitore di mio figlio”. La separazione di per sé non è causa di eventuali manifestazioni psicopatologiche nei figli, anche se ai figli per una buona rielaborazione del lutto per il genitore che esce dall’abitazione, ritrovando un buon equilibrio nel nuovo assetto familiare, sono necessari dai due ai tre anni. Quando una coppia va in crisi e questa coppia è coppia genitoriale deve saper affrontare la crisi non banalizzando, non cercando di chiudere in fretta, ma sapendo, affrontare un percorso lungo e difficile.

La separazione, non deve essere un atto individuale, ma un percorso di coppia: ci si sposa in due, ci si separa in due. Il professor Cigoli affermava che: “Un buon risultato del lavoro di separazione è in realtà quello per cui le persone, senza dover negare il riemergere di sentimenti di delusione e rabbia, riescono a lasciare spazi cooperativi e a riconoscere il mutamento dei confini”. La cosa che è necessariamente importante è saper riconoscere il mutamento dei confini, e ciò è senz’altro complesso e difficile, ma permette che il singolo componente della coppia non si  rappresenti come vittima, ne veda nell’altro il persecutore, ma ognuno dei protagonisti rielabori sia in un percorso individuale, sia in un percorso di coppia, percorso che prevede la capacità di far fronte a tutte le emozioni negative per poter ritrovare un nuovo equilibrio in cui l’altro/a non siano scomparsi, ma abbiano un ruolo e un posto diverso nella mente. Solo così alla fine, si riuscirà a salvare la funzione genitoriale. Sempre Cigoli afferma: “Dal punto di vista della relazione genitoriale i compiti fondamentali della coppia che si separa possono essere sintetizzati in questo modo: saper mettere in atto una forma di collaborazione con l’ex coniuge per garantire l’esercizio della funzione genitoriale e consentire ai figli l’accesso alla storia di entrambe le famiglie di origine”.

Come abbiamo sottolineato pur esistendo una profonda differenza fra separazione coniugale e responsabilità genitoriale, è il conflitto fra genitori, più che la separazione in sé, a produrre gli effetti negativi sul benessere dei figli. Per il bambino specialmente, se molto piccolo, è sempre molto difficile distinguere le relazioni che intercorrono tra lui e i genitori e fra i genitori stessi.  Quando la coppia si separa, si rompe qualcosa che il bambino proprio per le sue caratteristiche cognitive ed emotive non capisce, non riesce a dargli un significato, e l’unico significato che può attribuire è proprio per le sue caratteristiche egocentriche: “Per colpa mia, mio papà se ne sta andando, sta abbandonando la mia casa, mia mamma” pensa l’infante. Gli strumenti cognitivi per elaborare la perdita non li ha ancora. E dato che la nostra mente deve catalogare, dare un senso a quello che succede, allora l’unico senso che il bambino attribuisce all’evento per lui incomprensibile e drammatico è: “Non merito l’amore dei miei genitori!”.

Quando parliamo dei bambini dobbiamo anche determinare l’età, il sesso, il contesto sociale e culturale.  È chiaro che un bambino di 5- 6 anni avrà una reazione, mentre un bambino un po’ più grande che inizia ad elaborare, in cui riesce a immaginare anche il funzionamento della mente degli altri e quindi a prevederne i comportamenti avrà altri tipi di reazione e in molti casi vede nel genitore che si allontana colui che tradisce la famiglia che abbandona e questo produce frustrazione a volte molta rabbia. Sentimento negativo quest’ultimo che se non viene elaborato, può diventare la radice di relazione disfunzionali con il genitore uscito di casa. Ora queste cose appena accennate e altre che non staremo a raccontare possono essere elaborate e quindi superate se la coppia genitoriale riesce ad essere tale anche dopo la separazione.