La diversità è come un puzzle: ci sono tanti pezzi che vanno messi nel modo giusto. Ed è proprio l’insieme e la varietà dei pezzi, diversi uno ad uno, che permette di arrivare al risultato finale. Come può un adulto spiegare la diversità ad un bambino? Semplicemente facendosi condurre dalla spontaneità e dalla voglia di conoscere del piccolo.

“Dobbiamo distinguere la diversità come caratteristica che differenzia e caratterizza  tutte le espressioni  della natura, quindi compreso l’individuo, dall’elaborazione culturale di questo concetto che l’uomo ha prodotto nella storia, usando questo concetto di per sè possibile motore di ricchezza  a  strumento  di controllo e di oppressione” dice il dottor Achille Ferrari, psicologo e psicoterapeuta.

A scuola, nei momenti di divertimento, nel mondo dello sport, adulti e bambini si trovano ad avere a che fare con chi è diverso. Quando ci si preoccupa di come il bambino affronta la diversità, dobbiamo innanzitutto chiederci che tipo di domanda ci stiamo facendo. Se è una domanda frutto di attenta osservazione del comportamento dei bambini, oppure è una proiezione di come viviamo noi la “diversità”. A volte la diversità ci angoscia, ma la crea anche nei bambini? A volte la diversità ci insospettisce? Insospettisce anche i bambini?

“I bambini sono attenti osservatori, percepiscono odori diversi, colori diversi, forme diverse. Il bambino scopre la realtà per lui nuova, meravigliosa, e questa sua capacità di meravigliarsi lo porta a conoscere, a voler sapere, a incuriosirsi.  Il piccolo pone domande e  vuol sapere perché, ad esempio, perché Francesco è di un altro colore, o perché Antonio si muove in maniera diversa o parla in maniera diversa. I quesiti li pone perché vuol sapere e conoscere, non perché ha paura o teme che la diversità sia in qualche modo pericolosa. Chi è diverso diventa territorio da scoprire e quindi territorio amico. Se l’adulto lo sa condurre con mente libera allora il bambino saprà arricchirsi delle diversità dei singoli, e ognuno avrà la possibilità di sentirsi dentro il gruppo, vivendo realtà naturalmente inclusive” prosegue lo psicoterapeuta Amico di Faedesfa No Profit.

Lo si sa, gli adulti, mamme, papà, educatori, offrono modelli di apprendimento ai bambini. “I primi schemi appresi sono le linee guida fondamentali della vita. Il bambino quindi potrà apprendere con il tempo il desiderio di conoscere e di includere, ma anche la paura del diverso e quindi l’apprendimento legato alla paura sarà la fuga, l’evitamento oppure la difesa da ciò che si crede pericoloso che a tutti gli effetti può diventare aggressività immotivata, dipende moltissimo dal mondo degli adulti” conclude il dottor Ferrari.